L’AUTOSTIMA nei PICCOLI

L’autostima è l’idea che si ha di sé stessi, cioè il valore che si dà alle proprie abilità, ai rapporti sociali, in definitiva a come ci si percepisce nel mondo e con gli altri.

Questo aspetto del carattere si sviluppa attraverso le esperienze relazionali avute nell’infanzia, e si affina poi nel corso di tutta la vita di un individuo.

L’immagine di sé che il bambino si crea dipende principalmente da come i genitori, in primo luogo, e tutti coloro che si occupano delle sue esigenze, si pongono nei suoi confronti. Può accadere, infatti che l’immagine che un genitore ha del proprio figlio si sovrapponga a quella che ha di sé stesso, rispetto d alcuni aspetti: se ciò avviene l’educazione del proprio figlio si muoverà secondo una costante o positiva o negativa.
Una domanda che i genitori si pongono frequentemente è:da cosa potrebbe derivare la mancanza di autostima del proprio figlio?

Per rispondere a questa domanda, utilizzeremo un esempio che ci sembra particolarmente spendibile:

Siete al supermercato e, al vostro arrivo, mettete il piccolo nel carrello. Il bambino comincia a piangere, a chiedere ogni cosa che vede, a divincolarsi e voi ad utilizzare, per contenerlo, una serie di espressioni come:  “sei proprio un cattivo bambino”, “sempre i soliti capricci..!!” “cerca di stare calmo!!!”
Guardiamo la cosa dal punto di vista del piccolo: “Mamma mi ha portato in questo posto meraviglioso, pieno di cose…io avevo voglia di fare un riposino, perchè sono un po’ stanco, però sono entrato volentieri con lei, pensando: chissà come potrò divertirmi a toccare e assaggiare ogni cosa!! Certo però, che questo posto dove mi ha messo seduto, mi impedisce di fare ciò che mi piace…e non posso nemmeno dormire:mi viene proprio voglia di urlare!!!”

L’unica via attraverso cui un bambino ha la possibilità apprendere sperimentando,è quella di toccare, assaggiare, guardare e muoversi. Sotto questa luce, appare perciò evidente che il nostro bambino dell’esempio non sia “cattivo” ma impossibilitato, per sua natura a rimanere fermo ed immobile per diverso tempo.
Rispetto al termine utilizzato, cioè “cattivo”, ci sembra i dover fare una considerazione: questa parola, di uso comune e che ogni genitore ha sicuramente detto almeno una volta, è un’emissione di giudizio diretta alla persona e non diretta al comportamento che il bambino sta mettendo in atto in quel determinato momento.
Dire del proprio figlio che è bravo (in assoluto) o cattivo (in assoluto) anziché disobbediente perché in quel determinato momento si è comportato in un modo diverso da come ci si sarebbe aspettati, fa una profonda differenza in termini di autostima.

Rispetto quindi all’esempio fatto, una buona strategia è quella di parlare con il bambino cercando di coinvolgerlo in ciò che sta avvenendo (per quanto, ovviamente, è possibile rispetto alle sue capacità), dicendo  “mamma mia che fila lunga lunga.. cosa potremmo fare per non annoiarci? Guardiamo quello che abbiamo comprato”.
Esplicitare a voce quanto sta accadendo, motivare il proprio comportamento agli occhi del bambino, spiegare con tranquillità qualcosa in merito a ciò che a voi, genitori, suscita emotivamente l’atteggiamento del piccolo, sono tutti suggerimenti che accresceranno in positivo l’autostima di vostro figlio, rendendolo consapevole tanto del vostro amore quanto dei propri errori fatti.


In questo modo, gli darete la possibilità di divenire sempre più autonomo a da adulto di scegliere senza cercare costantemente l’approvazione di qualcun altro.

di Michela Merlo, Anna Maria Serio, Angela Di Cola